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Ozark 4 seconda parte la recensione della conclusione del serial

Con Ozark 4 Seconda parte si conclude dopo quattro stagioni la saga dei Byrds. La celebre Serie Television è stata creata per Netflix da Invoice Dubuque e Mark Williams. 

Ancora una volta il serial ti trasporta nel suo mondo oscuro e, ancora una volta  è come se non fosse passato affatto del tempo.

Ozark 4  seconda parte Dove eravamo rimasti

Alla tremendous della prima parte di “Ozark 4” avevamo lasciato Wendy (Laura Linney) alle prese con l’arrivo del padre intenzionato a scoprire cosa sia accaduto al fratello Ben. I figli Jonah (Skylar Gaertner) e Charlotte (Sofia Hublitz) e il marito e socio in affari Marty (Jason Bateman) sempre più lontani da lei.  Javi Elizondro (Alfonso Herrera), figlio di Camila (  Veronica Falcón) e nipote di Navarro, (  Felix Solis) ora in prigione, nuovo, crudele capo del cartello, e mandante dell’omicidio di  Darlene (Lisa Emery) e Wyatt (Charlie Tahan). Camila che, trovandosi da sola in Messico a gestire famiglia e collaboratori, inizia advert avere sempre più influenza su entrambi, nonché sui Byrde. E soprattutto, Ruth (Julia Garner), intenzionata a uccidere Javi.

Ozark 4 la recensione della prima parte

Oppressione da Ozark

ozark 4 seconda parte

Se c’è una vera grande star in Ozark è proprio Julia Garner. Il suo volto pallido e scarno e la sua magrezza eccessiva ci calano nel tetro mondo di Ozark che in questa seconda parte dell’ultima stagione inizia già in modo dichiaratamente pessimista e claustrofobico.

Il senso di oppressione che da sempre caratterizza il serial sulla famiglia Byrde ci investe già nella prima scena , quando la ragazza si abbandona advert un odio incontrollabile e advert un ossessivo desiderio di recuperare un passato perduto.

Ruth progetta la sua vendetta contro Javi; ‘la maledetta Langmore‘ della prima stagione fa la sua ricomparsa di colpo, sprovvista di quell’ acquisita apparenza di ‘rispettabilità’ che l’illusorio potere del denaro le aveva conferito, e la catapulta nuovamente negli anni bui di un’infanzia trascorsa in una dimensione sospesa tra le urla domestiche e il tetto stellato  di una vecchia roulotte.

Quelle stelle dal sapore agre di un’innocenza perduta hanno però conservato il ricordo di una qualche parvenza di famiglia ora distrutta.

Se Ruth rincorre la vendetta per sanare una ferita troppo profonda, i Byrde, da parte loro, si muovono in modo diverso ma ancora in nome della salvezza di ciò che rimane della loro ‘famiglia’.

Wendy, ormai posseduta dal bramoso demone del Potere, si contrappone, con la sua aridità interiore, al marito Martin che, per la prima volta, sembra mostrare segni di cedimento.

É proprio l’apparente ‘crisi di identità’ di Martin la vera novità di questa seconda parte di Ozark 4. Ed è la disperazione di Ruth a provocare in lui il risveglio di sentimenti compassionevoli rimasti a lungo sepolti.

Genitorialità

Il desiderio di assurgere in qualche modo al ruolo di  figura paterna giunge di colpo in Martin a rompere l’equilibrio costruito con tanta fatica e ogni cosa precipita.

Quello che risalta con prepotenza, dunque, in questa seconda parte è proprio il forte legame tra Martin e Ruth che si mostra, forse, come il più trasparente e concreto in Ozark.

Molto più che la moglie o gli stessi figli, è Ruth, ‘l’orfana da salvare’, il vero punto debole del ‘robotic Martin’.

Sentimenti e famiglia sono protagonisti indiscussi di questa tragedia in cui dominano sicuramente i personaggi femminili ma, dove trovano spazio anche nuovi caratteri finora poco sviluppati come il padre di Wendy.

Mosso anche lui da (tardivo) spirito paterno e alla ricerca del figlio scomparso (il fratello di Wendy, in realtà ucciso dal cartello di Navarro), il padre di Wendy sarà, come Ruth, spinto a vendicarsi, gettando ulteriore scompiglio nella vita della famiglia Byrde.

Ma, anche lui non troverà tempo. Non c’è riscatto o salvezza per nessuno nel mondo di Ozark: tutti  sono destinati a convivere per sempre con i propri demoni interiori.

Nel drammatico finale dal sentore shakesperiano spiccano così i 3 Volti di Ozark. Wendy il personaggio più disturbante del serial , impietosa, imperdonabile, corrosiva e crudele non madre e non moglie e resa straordinaria da una perfetta Laura Linney.

Martin (Jason Bateman) passivo, cinico e freddo contabile del marcio, strumento del potere che si trasforma in un uomo sensibile, ‘paterno’, inquieto e piegato dal rimorso.

Infine Ruth, anima di Orfana delicata e in subbuglio che contrasta con un linguaggio scurrile che ormai la identifica ( i suoi ‘fuck’ continui sono divenuti un simbolo di Ozark stesso) e a cui Julia Garner conferisce quella necessaria maschera di rabbiosa rivalsa.

Una bisogno di rivalsa  che appartiene un po’ a tutti i personaggi e che si trasforma infine  in una solitaria caduta verso una commovente e ripida discesa, come i voli degli uccelli di Ozark che, macchiati per sempre da un lago di sangue, tentano di alzarsi in volo e di lasciarsi invano tutto alle spalle.

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