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Manifest 3: la recensione della serie risorta come una fenice. Su Netflix

Manifest è una serie composta da tre stagioni di 42 episodi, disponibili su Netflix dove è da poco uscita Manifest 3. Lo present si concluderà con la quarta e ultima, in uscita tra un anno.

La trama di Manifest 3

Quando il volo 828 della Montego Air dalla Giamaica a New York Metropolis atterra dopo un viaggio turbolento, ma di routine, i 191 passeggeri dell’aereo e il suo equipaggio apprendono che, mentre sono passate solo poche ore per loro, il resto del mondo li ha considerati dispersi – e presunti morti – per oltre cinque anni e mezzo.

Una volta tornati, i passeggeri – inizialmente diffidenti di se stessi – sono tormentati dalle cosiddette “chiamate”, che per convinzione di coloro che le hanno, operano a fin di bene attraverso di loro. Si manifestano attraverso la voce di chi le subisce, come un pensiero, ma sotto forma di ordine.

La recensione

Manifest iniziava tre anni fa cercando, timidamente, di prendere alcuni punti salienti del serial spartiacque Misplaced e tentare di aggiornarli: se la prima stagione ebbe un successo inatteso, tanto da spingere la NBC a portare i previsti dieci episodi a sedici, la seconda ebbe il difficile compito di continuare la trama che all’inizio sembrava più uno spunto -l’aereo scomparso che ritornava dopo un supposto viaggio nel tempo di cinque anni- e complicarla in maniera onesta e logica.

Compito eseguito con successo, deviando da quell’impostazione new age che aveva imboccato il capostipite di Damon Lindleof (e tutti i suoi figli e figliastri, final however non least Yellowjacket, su Sky) e dando una piega del tutto -quasi- razionale ai suoi necessari spiegoni e portando avanti le sue trame e i suoi personaggi con l’onestà di un buon prodotto di intrattenimento.

Sembrava allora, a metà seconda stagione, che Manifest si fosse però adagiato in una confort zone senza far crescere la narrazione, senza aggiungere novità: sensazione fortunatamente sfumata con la visione della terza e per ora ultima stagione, che allarga il raggio d’azione della storia oltre le vicende della famiglia Stone, abbracciando tutti i passeggeri del volo 828.

Ricollegando oltretutto i tasselli sparsi qua e là nelle puntate precedenti (da poco visibili tutte su Netflix) che si poteva pensare frustrassero solo la voglia dello spettatore di veder progredire la trama da detection: e spostando il baricentro dei sottotesti dal pericoloso filosofeggiare new age a una tematica religiosa.

Del resto, noi sappiamo che tutto concorre al bene di coloro che amano Dio, che sono stati chiamati secondo il suo disegno. Poiché quelli che egli da sempre ha conosciuto li ha anche predestinati advert essere conformi all’immagine del Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra molti fratelli; quelli poi che ha predestinati li ha anche chiamati; quelli che ha chiamati li ha anche giustificati; quelli che ha giustificati li ha anche glorificati”: è il versetto 8,28 dei Romani che viene citato in un episodio, messo in campo mentre le trame orizzontali e verticali si intersecano giocando sull’eterno binomio scienza/fede.

Va detto però che nell’ultima annata il crollo degli ascolti è stato vertiginoso, catalizzando l’attenzione di una media di poco superiore ai tre milioni di spettatori, con un abbassamento di ascolti evidente rispetto alle stagioni precedenti.

Lo present creato da Jeff Rake period il settimo più seguito della rete, ma le cose sono precipitate improvvisamente, tanto da far decidere la NBC di chiudere subito senza dare possibilità agli autori di dare una soluzione a tutti i misteri.

Manifest sembrava allora destinata a chiudere così, dopo 42 episodi e purtroppo molti nodi ancora da sciogliere: ma successivamente, sotto la spinta dei tantissimi fan, tra cui anche Stephen King (!!!), Netflix ha acquistato la serie rinnovandola per una quarta e ultimissima stagione, composta da ben venti episodi, presumibilmente in uscita tra la tremendous del 2022 e l’inizio del 2023.

Una disavventura produttiva che ha creato un cortocircuito straniante e preso tutti in contropiede, che probabilmente ha influito sulla psicologia degli spettatori mostrando quanto oggi i social siano importanti e a volte fondamentali per la sorte  dei prodotti audiovisivi: concedendo a Manifest una resurrezione come poche altre volte si è visto in passato.

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