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‘Emily in Paris 3’ la recensione della terza stagione

Emily in Paris 3 sbarca su Netflix ed è nuovamente un tourbillon Pop franco-americano.

IL solid fisso della serie è composto da Lily Collins, Philippine Leroy-Beaulieu, Lucas Bravo, Ashley Park. Camille Razat, Samuel Arnold, Bruno Gouery, William Abadie e Lucien Laviscount.

EMILY IN PARIS è prodotta da MTV Leisure Studios, Darren Star Productions e Jax Media.

 Trailer e information di uscita

Emily in Paris 3 la trama prima della recensione

Avevamo lasciato Emily in balìa di una scelta difficile: lasciare Savoir e tornare a Chicago o fare un salto nel vuoto accettando l’offerta di Silvie restando a Parigi? Di fronte a due strade molto various Emily deve scegliere esattamente a chi essere fedele (al lavoro e nella vita sentimentale) e capire cosa comportano queste decisioni per il suo futuro in Francia.

Da una parte c’è Gabriel, tornato con Camille ma ancora legato anche advert Emily, dall’altra Alfie, che non dispiace affatto advert una sempre più confusa Emily. Due sentimenti diversi ma comunque importanti. Quale assecondare? Sia nel lavoro che negli affari di cuore la nostra Emily non sembrerà avere molto le idee chiare e si ritroverà, nel classico plot dell’equivoco continuo, advert inseguire apparentemente (e advert essere inseguita anche spesso) da più fronti. Indiscutibile è la presenza de Mindy che, nonostante sia anche lei travolta da una serie inarrestabile di novità, troverà sempre spazio per la sua ‘meilleure amie’.

Finale aperto anche questa volta. Siamo già in attesa della prossima stagione.

Emily in Paris 3 la Recensione

L’universo di Emily in Paris è l’Universo di Darren Star. Già Da Beverly Hills, 90210 (1990–2000), Melrose Place  (1992–1999)e Intercourse and the Metropolis (1998–2004), serie di grande successo firmate da Star, una cosa l’abbiamo sicuramente imparata. Il mondo di Darren Star è ‘style’ e quello che appare (e COME appare soprattutto) è fondamentale. Relazioni, sentimenti, eventi; ogni cosa ha il suo background estetico che gli fa da supporto e che è imprenscindibile dal resto. Da qui si genera il meccanismo ‘darreniano’ per cui ciò che Brenda. Kelly  o Dylan nella Beverly Hills degli anni 90 prima o Carrie Bradshaw e le ragazze di NY city poi, indossano e propongono agli spettatori,  è di cruciale rilevanza nella vita dei protagonisti delle sue serie. L’abito fa il monaco è sicuramente il sottotitolo della serialità firmata dal produttore americano, una serialità  popolata da donne (e uomini) completamente soggiogati da una dipendenza ‘bulimica’ da abiti ed estetica.

I riflettori di Star sono sicuramente orientati spesso su una sottile critica a quello stesso mondo spesso ostentato e, tra un evento stylish e l’altro, Carrie, Samantha & C. colgono l’occasione per riflettere e far riflettere anche su questioni socio-culturali.

Contenuti mancanti

Esiste infatti una differenza sostanziale tra queste serie cult e l’ultima creatura’ di Star. Questa differenza risiede nei contenuti proposti e soprattutto nel modo in cui vengono offerti. Anche nell’ultimo And identical to that (seguito di Intercourse And the Metropolis) le storie ruotano intorno al mondo glam di New York e della borghesia medio alta. Ma le vicende delle ex ragazze ora alle prese con la crisi dei 50 anni e con difficili cambiamenti, si concentrano soprattutto sui sentimenti e sul modo in cui i vari personaggi si mettono in gioco, tra di loro o con se stessi. In Emily in Paris 3 sembra invece che nulla tocchi davvero nulla. Domina il vuoto avvolto da un Troppo che sembra scoppiare da un momento all’altro.

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Emily In Paris. Lily Collins as Emily in episode 305 of Emily In Paris. Cr. Marie Etchegoyen/Netflix © 2022

E dunque? (Alert Spoiler!)

Emily perde il lavoro, Emily ritrova il lavoro. Emily perde (forse) il fidanzato ma poi diventa amica (forse) del vecchio fidanzato. Camille odia (in realtà ) Emily e le fa uno sgarro ( il famoso patto non rispettato con Emily). Camille inaugura una mostra per Sofia ( chi è? da dove è arrivata? ).  Mindy perde il fidanzato ma ne incontra subito un altro. Mindy (dov’è finita l’ironica, insicura e un po’ sfigata Mindy?) svolazza da un flirt all’altro con una scioltezza che non le avevamo attribuito. Silvy ha un giovane fidanzato, anzi no è sposata, anzi no forse separata. No. sbagliato. Volevamo dire non divorziata per volontà. Che romanticona Silvy! E Alfie? Alfie è il fidanzato bancario londinese amante di feste e auto e che perdona (basta che gli si dedichi una canzone omonima alla Festa della musica di Parigi ovviamente). E Gabriel? Eh…lui è lo chef che aspira alla stella Michelin e i cui pensieri sono più criptici da tradurre dei manoscritti dell’Arca Perduta di Indiana Jones.

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Emily in Paris. (L to R) Lucien Laviscount as Alfie, Lily Collins as Emily in episode 205 of Emily in Paris. Cr. Stéphanie Branchu/Netflix © 2021

Parigi è sempre Parigi

In fondo però Parigi è sempre Parigi, incantevole da guardare, coi suoi caffè e boulevards, l’Opera, le sfilate different e le ‘scampagnate’ in Provenza fra i fiori di lavanda, i baci sulla ruota panoramica e i tuffi fra i palloncini a cuore.

Nel mondo di Emily non c’è spazio per il dramma vero, non ci sono problemi che non si possono risolvere, crisi personali irrecuperabili, dubbi esistenziali o conflitti gender veramente conflittuali, segreti inconfessati davvero destabilizzanti. Tutto passa, tutto finisce e ogni cosa ha la sua soluzione (offerta da Emily naturalmente), fastidiosamente sistemata prima che il dramma scoppi davvero.

Prezzemolina indisponente, la dolce Emily, Prima della ‘Listing’,  farebbe saltare i nervi anche a un Santo, inutile nasconderlo, e si trascina dietro per 10 episodi il suo spesso insopportabile buon umore raccogliendo consensi e successi a profusione. Non c’è crisi reale nè  evoluzione, non intravediamo anima o conflitto passionale in questa deliziosa fanciulla ( e in molti che gli ruotano attorno) ma attendiamo fiduciosi. La quarta (definitiva?) stagione farà forse emergere la parte nascosta di lei?

;Emily in Paris 3Trailer e information di uscita

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