• contact@blosguns.com
  • 680 E 47th St, California(CA), 90011

‘Sagrada Familia’ La nuova serie spagnola di Netflix

Dopo il successo ottenuto in tutto il mondo, con la partecipazione in La Casa di Carta, Najwa Nimri e Alba Flores tornano a recitare insieme nella nuova serie targata Netflix: Sagrada Familia. Ideata e diretta da Manolo Caro, è una produzione Noc Noc Cinema.

Accurata, avvincente e popolare.

Manolo Caro (La Casa de las flores), regista e sceneggiatore messicano, realizza una mini serie composta da otto episodi, armonizzandoli con gusto, raffinatezza di scrittura, eleganza registica e tematiche strappalacrime, e rendendoli attuali.

La trama de Sagrada Familia

Positive anni ‘90. A Fuente del Berro, un elegante quartiere di Madrid, vive Gloria (Najwa Nimri), insieme al suo bambino e Aitana, la ragazza alla pari. La donna si nasconde da un passato misterioso e drammatico. Intanto, nella sua nuova vita, stringe un forte legame con altre tre donne. Il loro rapporto sembra perfetto, ma il passato di Gloria torna con prepotenza e tutto ciò che sembrava reale si rivela una menzogna.

Sagrada Familia serie tv: uscita, cast e streaming

Nella Prime Ten di Netflix

In pochi giorni dalla pubblicazione nel catalogo Netflix, Sagrada Familia entra nella high ten. Un’ulteriore conferma della qualità delle produzioni spagnole targate Grande N. Un successo, sicuramente aiutato dalla presenza nel forged di Najawa Nimri e Alba Flores, l’Alice Sierra e la Nairobi di Casa di Carta. Il talento delle due attrici è fuori discussione, ma sarebbe davvero ingeneroso attribuire solo a loro il successo di Sagrada Familia.

Innanzitutto, il resto del forged non è da meno, come Carla Campra, Alvaro Rico e Macarena Gòmez, solo per citare alcuni attori. Ma la maggior attrattiva della serie consiste nel modo in cui l’autore costruisce la storia, intorno all’universale tema della maternità.

Manolo Caro va sul sicuro. Infatti, raccontare la storia di una madre in difficoltà, che tra mille problemi difende i propri figli, ha sempre una facile presa sul pubblico. È altrettanto vero, però, che percorrendo questa strada spesso e volentieri ci si può scontrare con elementi patetici e sensazionalistico. Non è il caso di Sagrada Familia.

La narrazione procede in maniera accattivante e il vissuto dei personaggi principali è svelato progressivamente, conducendo lo spettatore in un labirinto emozionale, fatto di verità e menzogna, pazzia e razionalità.

Spoiler di Sagrada Familia

Prima di ripercorrere lo stesso labirinto è essenziale soffermarci qualche istante sulla trama.

Il vero nome della protagonista, interpretata Najwa Nimri, non è Gloria, ma Julia e Aitana (Carla Campra) non è un au pair, piuttosto sua figlia Mariana. Inoltre, il piccolo che è con loro è stato partorito da Gloria/Julia, ma non è propriamente suo figlio.

Alcuni anni prima, infatti, la donna ha accolto in grembo l’ovulo di sua cognata Natalia (Laura Laprida), per permettere al suo amato primogenito di diventare padre. Nonostante qualche dubbio di Natalia, di estrazione cattolica, tutto procede per il meglio. Ma dopo la nascita del piccolo, il neo padre muore e sua moglie resolve di tornare con il proprio figlio nel suo paese, allontanandosi da Julia. Quest’ultima è profondamente scossa dalla notizia di separarsi dal nipote, che considera un figlio. La donna, allora, rapisce il piccolo e si trasferisce, con una nuova identità, a Madrid, insieme agli altri due figli.

Amore materno e follia

Julia, ora diventata Gloria, è sicura di agire nel bene e difendere con tutte le sue forze i propri figli, soprattutto il più piccolo. La donna, però, si è smarrita nel labirinto di poco fa. Il suo sconfinato amore materno è traboccato in una follia, che si manifesta a sprazzi, trasformandola perfino in un’assassina.

Gloria trascina con sé i suoi due figli più grandi. Mariana, una bravissima pianista, è costretta a rinunciare alla musica e accudire un bambino che non sente per nulla suo fratello. Edoardo, l’altro figlio di Gloria e gemello di Mariana, sogna di diventare un regista; la madre, però, lo ha rinchiuso in una stanza, facendolo uscire solo di notte.

Tuttavia, Edoardo (Ivan Pellicer), ovviamente anche lui ha cambiato il suo nome in Abel, e Mariana credono nella buona fede della madre e accettano, con qualche remora, soprattutto da parte della ragazza, le regole di Gloria. I due ragazzi, in ogni modo, riescono advert evadere dalla reclusione materna, vivendo per pochi attimi il loro essere giovani, le loro passioni e il loro amori. Entrambi trovano una persona d’amare in questa loro doppia vita, ma sono costretti a una tragica rinuncia.

Amore materno e sentimento sono queste le basi su cui si fonda la narrazione de Sagrada Familia. La sceneggiatura di tutti gli episodi è scritta talmente bene, che non c’è nessuna traccia sdolcinata. I protagonisti, ma anche i personaggi minori, sono descritti con realismo e mille sfaccettature che li rendono estremamente attraenti. Ma c’è dell’altro.

Sagrada familia

Una maternità impossibile

La serie introduce il tema dell’amore materno già nel primo episodio e il legame tra una madre e i suoi figli viene individuato come l’origine della società attuale. È stato l’attaccamento alle madri a rendere noi esseri umani empatici.

L’amore di una madre è come la coda di uno scorpione precisa e piena di veleno”.

È il veleno che il regista – autore de Sagrada Familia – mostra. Gloria/Julia distrugge la libertà dei propri figli servendosi di loro per portare a termine il suo diabolico piano. Manolo Caro, dunque, racconta il lato oscuro e folle dell’amore, quello che opprime e non dà libertà.

Ciò non avviene solo in Gloria, ma anche nelle altre mamme presenti nella serie. Are available in Blanca, interpretata da Macarena Gòmez (Tra le stelle), che beve come una spugna e sembra non voler ammettere la sindrome di down del figlio Lorenzo. Caterina, invece, il personaggio interpretato da Alba Flores, mamma non lo è, ma prende in affitto la figlia di una tossicodipendente, per far amicizia con Gloria, rapire il piccolo Nico e restituirlo alla legittima madre. E infine ci sono Alicia e Pedro, disperati perché non riescono a ottenere l’adozione di una bambina, come tante coppie nella realtà di oggi.

La regia: un tocco magico

Nessuno in Sagrada Familia riesce a vivere con serenità l’essere madre. Detto ciò, non sembra una semplice citazione, ma molto di più, l’accenno che si fa nel primo episodio a Luis Bunuel. Nel cinema del Premio Oscar con Il fascino discreto della borghesia, si faceva largo uso di storie banali, sentimentali, tratte dai cosiddetti feuilleton. Vicende convenzionali e stereotipate, che poi il regista rendeva uniche scavando nella psiche umana.

L’influenza bunueliana è percepibile anche nella regia, che non risulta mai neutra, ma contribuisce advert esaltare il conflitto interiore, e non solo, della sua protagonista. Immagini enigmatiche aprono nuovi orizzonti, come il pavone sulla carcassa di un’vehicle bruciata, oppure la crepa che si allarga sulla parete della cucina della casa di Gloria.

Da segnalare, infine, l’uso della rotoscopia, una tecnica di animazione che si basa su un’immagine reale per poi renderla animata, con un tocco molto elegante. Questa modalità in Sagrada Familia viene utilizzata nelle intro di ogni episodio, isolando un’immagine simbolo, un tocco, davvero magico.

Sagrada familia | Trailer ufficiale | Netflix

Netflix: le prossime uscite fino alla nice dell’anno

Leave a Reply