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‘Jaula’ l’horror che diventa thriller su Netflix

Ispirandosi alla vera vicenda di Josef Fritzl, soprannominato il mostro di Amstetten, il regista spagnolo Ignacio Tatay realizza Jaula, il suo primo lungometraggio, disponibile dal 24 ottobre su Netflix.

                                                                       Misterioso, livido e inquietante

Dopo l’uscita a settembre nelle sale iberiche, Jaula scala la classifica di Netflix. Ignacio Tatay, con una discreta esperienza nei cortometraggi, firma la regia di questo movie a metà strada tra horror soprannaturale e thriller psicologico, basandosi su una storia realmente accaduta.

La trama di Jaula

Paula (Elena Anaya) e suo marito Simon (Pablo Molinero) stanno tornando da una cena, quando all’improvviso trovano una bambina impaurita che vaga per strada. Nessuno sembra cercare la bambina e Paula e Simon decidono di tenerla con loro. I due che speravano di ritrovare una propria serenità, con l’arrivo della bambina, scopriranno che accudirla non sarà affatto semplice.

Una scena di Jaula

La linea bianca in Jaula

Una strada isolata, buia e la linea bianca che tratteggia il suo percorso: è questa la prima immagine di Jaula. Quella stessa linea bianca assume poi un significato misterioso e disumano.

Paula e Simon sono in auto e, dopo una cena con amici, seguono quella linea della strada buia per tornare a casa. I due, però, sono costretti a fermarsi, perché vedono in mezzo alla strada una bambina terrorizzata. Scalza e con un pigiamino consumato, sembra apparsa dal nulla. Nessuno la reclama, non parla e solo casualmente si scoprirà che il suo nome è Clara.

Interpretata da Eva Tennear, Clara sembra avere le sembianze di un vampirello: pallida, minuta e occhi sgranati. Le fattezze della bambina intimidiscono, ma allo stesso modo inteneriscono lo spettatore, che può solo immaginare il trauma da lei vissuto. Le sembianze della piccola, però, sono utilizzate dal regista anche per creare la giusta atmosfera da horror soprannaturale.

 

Un horror soprannaturale

L’incipit di Jaula ha tutti i crismi di questo genere. Ai connotati della piccola Clara, si aggiungono una fotografia livida e un’ambientazione sempre cupa, piovosa, dove non passa mai un solo raggio di sole.

Tornando a Clara, poi, questa sembra piombata nella vita di Paula e Simon da un mondo ultraterreno. E come avviene nell’horror soprannaturale, il suo arrivo è inizialmente fonte di speranza, per poi rivelarsi causa di astio e disavventure.

Nel corso del movie si intuisce che Paula e Simon hanno tentato di avere un figlio, ma non ci sono riusciti e accolgono Clara con la gioia di accudire una giovane vita. Presto, però, scopriranno che non sarà per nulla semplice.

Un amore che diventa ossessione

Paula riesce a creare, fin da subito, un forte legame con Clara, ma in questo rapporto Simon viene quasi del tutto escluso e l’amore che la donna prova per la bambina è visto come una pericolosa ossessione.

Hai affrontato una questione che riguarda entrambi da sola”.

Il desiderio di maternità che sfocia in ossessione e i problemi di coppia tra Paula e Simon hanno senz’altro la loro importanza, ma il movie si concentra principalmente sulla piccola Clara.

La bambina si sente protetta solo se intorno a sé si traccia sul pavimento una linea con del gessetto bianco. È solo qui che Clara si muove con sicurezza, ma se si prova a farle superare la linea del gesso, lei cade nel vuoto.

La linea bianca tratteggiata sulla strada, vista nelle prime immagini, è riproposta innumerevole volte intorno al corpicino di Clara, indifesa e allo stesso modo minacciosa. E seguendo questo tratteggio biancastro e polveroso si cerca di scoprire i suoi trascorsi.

Una scena di Jaula

Dal soprannaturale alla realtà

Tutto riconduce a un universo soprannaturale, fatto di presenze sinistre e spiriti maligni, ma poi il movie cambia direzione e si torna alla realtà. In questo cambio di rotta, il regista (utile ricordare che si tratta di un’opera prima) riesce a tenere alta la tensione.

Il passato di Clara è segnato da crudeltà e dolore, ma non c’è nulla di soprannaturale; piuttosto dietro alla sua sofferenza c’è la malignità umana.

Il mostro di Amstetten

Tutto sembra una trovata macabra nata dalla fantasia di Isabel Pena, la sceneggiatrice del movie; purtroppo è un fatto realmente accaduto.

Ignacio Tatay, che collabora con Isabel Penna alla scrittura del movie, per realizzare il suo primo lungometraggio, ha deciso di ispirarsi alla vicenda del mostro di Amstetten.

I fatti risalgono al 2008, quando una giovane di diciannove anni viene lasciata fuori all’ospedale di una cittadina austriaca. La ragazza aveva il volto pallido, proprio come Clara, i denti consumati e gravissimi problemi di salute.

Quello che scopre la polizia, nelle settimane successive, è davvero inquietante. La ragazza period nata da una violenza subita da sua madre e il mostro period il nonno della ragazza ritrovata.

In Jaula vengono tralasciati alcuni macabri dettagli dei fatti realmente accaduti. L’orrenda vicenda è in ogni modo riconoscibile, nonostante siano presenti alcune aggiunte di fantasia.

Al movie sarebbe giovato un maggior approfondimento dei personaggi principali; la regia, però, è quasi perfetta. La macchina da presa è vicina ai protagonisti del movie quando serve e si allontana da loro per far crescere la suspense. L’arco narrativo è poi disseminato di finte soluzioni al caso che vengono utilizzate per incuriosire e seguire il movie fino alla superb.

Da menzionare positivamente anche la traccia sonora, capace di sottolineare i momenti salienti.

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