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‘Il Profumiere’, la recensione del movie

Il profumiere è un movie poliziesco di produzione tedesca creato e distribuito da Netflix. Alla regia troviamo Nils Willbrandt, che dirige i giovani Emilia Schule, Ludwig Simon e August Diehl (Bastardi Senza Gloria, La Vita Nascosta), presente in una piccola apparizione.

Il Profumiere, la trama

Una giovane poliziotta (Emilia Schule) sta lavorando a un caso, sulle tracce di un misterioso serial killer che ha come tratto distintivo la mutilazione in punti precisi sui corpi delle vittime. Nonostante abbia perso l’olfatto da molto tempo, la poliziotta continua advert indagare. Si imbatte in una figura ancora più misteriosa e inquietante, uninventore di profumi (Ludwig Simon), ossessionato dalla creazione della fragranza perfetta.

Il profumiere

Un movie sul peccato che pecca ovunque

Il Profumiere pone, come strumento principale per le indagini, le fragranze e gli effetti di particolari odori. Il senso dell’olfatto è, infatti, il nucleo principale attorno cui girano le vite dei personaggi, e la chiave per risolvere l’oscuro caso. Tramite queste essenze vengono rilasciati particolari sostanze in grado di modificare e liberare la vera essenza dei protagonisti.

Quasi rifacendosi al ben più riuscito Little Joe di Jessica Hausner, il movie esalta, tramite i profumi, lo spirito animale dell’uomo, l’insana necessità del peccato che scorre nei nostri corpi e che necessita di sfogarsi. Il peccato, quindi al centro di un’opera, in certo senso, peccaminosa verso lo spettatore.

Pur proponendosi come poliziesco psicologico e di alta intensità drammatica, Il Profumiere basa il suo spirito noir su una messa in scena banale e molto scolastica, che ci confonde in mezzo a un marasma di momenti particolarmente ispirati, come nella sequenza iniziale, e attimi dove la drammaticità si perde nelle spiegazioni inutili e in soluzioni narrative da prodotto televisivo scadente.

I personaggi, poi, risultano fiacchi, soggiogati da traumi che dovrebbero coinvolgerci nel loro dolore, ma che non creano alcuna empatia nei confronti di quelle vite spezzate.

La fotografia de Il Profumiere, caratterizzata da tratti tipicamente tedeschi nella sua freddezza e crudezza, ma anche anacronistici in certi punti nell’uso di un’illuminazione al neon molto particolare, prova advert alzare l’asticella di un prodotto, che, a malincuore, ci appare insipido e senz’anima. Una scena del crimine troppo banale, troppo confusionaria e senza tracce di interesse.

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